Polarità
2005, rete elettrosaldata e filo di ferro, 200x200x200 cm
Il mio obiettivo per diversi anni è stato l’esistenza umana: urgeva in me la necessità di indagare e comunicare emozioni e sentimenti, ansie e passioni. Modellare figure, ritratti, maternità e abbracci plasmando la terra è stata la mia base di partenza; nel frattempo, però, sperimentavo altri materiali quali legno, gesso, bronzo e reti metalliche: “materia che c’è e non c’è, simile alla consistenza del sogno, figure vicine all’ombra“, come scriveva nel 1997 Sonia Zanello. Da fortemente digitate le superfici sono diventate lisce, da tormentate le figure si sono fatte evocative, e i volti mitologici. L’incontro con la pietra sigla il passaggio, la trasformazione dal mio fare scultura, che passa così da temi di ricerca più psicologici ad altri più filosofici, da cui il ricorso necessario al linguaggio dei simboli. Oggi come allora, comunque, l’esigenza resta l’esplorazione della vita e delle sue leggi universali al di là delle apparenze visibili.
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(Fotografia opera ambientata: Alessandro Dose)