dicembre 2004

TITOLO EVENTO:

 

o4.o5 rassegna di arte contemporanea 

 

 

 

 

Rassegna di arte contemporanea promossa dal Circolo ARCI n.a. di Cervignano del Friuli, Udine, con il sostegno dell’Assessorato alla cultura del Comune di Cervignano del Friuli.

Esposizione di sculture e installazioni.

Inaugurazione sabato 11 dicembre 2004 alle ore 18 presso la Sala Consigliare del Municipio di Cervignano del Friuli.

Presentazione del Sindaco Pietro Paviotti, dell’Assessore alla Cultura Marina Buda Dancevich e intervento critico dell’Architetto Pietro Valle.

In occasione della Rassegna sarà presentato un catalogo con testo critico di Angelo Bertani, direttore artistico della Rassegna di arte contemporanea HICETNUNC. 

 

 

Artisti invitati:

 

Edi Carrer  (Buja, Udine), Cristina Lombardo  (Trieste), Orietta Masin (Cervignano d.F, Udine), Laura Modolo  (Trieste), Giorgio Eros  Morandini (Villa Nova di S.Daniele, Udine), Gianna Passaro (Cervignano d.F. , Udine), Anna Pontel  (Udine), Renzo Possenelli  (Trieste), Robin Soave  (Contovello, Trieste), Carlo Vidoni  (Tarcento, Udine) 

 

 

Le opere di grandi dimensioni saranno collocate in diversi luoghi della città: nella zona del Porto, in Piazza Indipendenza: all’interno del Teatro Pasolini, nella Banca CrediFriuli Credito Cooperativo Friuli, all’esterno del Palazzo Municipale

Le opere di dimensione più piccole si troveranno all’interno di alcuni negozi della centrale via Roma.  

 

La Rassegna ha il Patrocinio del Comune di Cervignano d.F. ed è la prima esposizione di arte contemporanea che si svolge in questa città.

Terminerà l’11 gennaio 2005.

 

 

 

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L’ESIGENZA DI ESSERE CONTEMPORANEI   di Angelo Bertani 

 

 

Il concetto di “contemporaneità” non è un concetto chiaro e distinto, e proprio per questo, si presta a  varie interpretazioni, alcune delle quali senz’altro strumentali.

Certamente nel campo della cultura visuale il termine “contemporaneo” non può significare semplicisticamente “di moda”, “alla moda”, se non altro perché la nozione di “moda”, intesa come acritico adeguamento a una certa tendenza o a un gusto comune, è estranea al concetto positivo di cultura e piuttosto appartiene al campo degli studi antropologi dedicati alle sottoculture (le quali, come si sa,  non sono comunque da sottovalutare, se non altro per il loro radicamento in quella che molti definiscono “realtà”, “vita comune”, “sentire diffuso”, ecc.). Infatti, un concetto di “contemporaneità” che si appiattisse del tutto sul piano della ricerca di consenso, vuoi di un’ élite che ha come unico fine quello di produrre di continuo attenzione (su di sé e sui prodotti che produce o vende), vuoi di una massa indistinta di soggetti passivi (e però inconsapevolmente disponibile per essere mobilitata quando le misurazioni di efficacia si devo fare in termini di numeri e di quantità),  risulterebbe di fatto coincidente con la nozione di “audience”. Ma tale passaggio epocale per il momento (per quanto ancora?) non è maturo, tanto che oggi come oggi sono relativamente pochi coloro che pubblicamente se la sentono di affermare la perfetta coincidenza tra “cultura” e  “audience”: è vero che moltissimi in cuor loro ne sono già convinti, ciò nondimeno, per ora, solo le piccole schiere degli uomini di televisione, di pubblicità o di marketing culturale se la sentono di uscire allo scoperto.

Sempre nell’ambito delle arti visuali il termine “contemporaneo” non può far riferimento semplicemente al dato temporale che, nel migliore dei casi, coincide con il presente: altrimenti si dovrebbe dire che qualsiasi opera prodotta ai nostri giorni possiede, per sua stessa natura, la qualità di essere “contemporanea”. E’ a tutti evidente che sull’equivoco presente-dunque-contemporaneo alcuni tentano di dare fondamento alla propria attività creativa, agevolati in questo da molta produzione verbale di appoggio, piuttosto accondiscendente o non ben consapevole.  Ma una visione autenticamente critica (cioè attenta all’evoluzione delle interpretazioni davvero significative del presente) non può cadere in questo tranello generalista: infatti, uno dei compiti della critica dovrebbe essere quello di distinguere, di discernere, di mettere in luce i tratti più originali di opere ritenute indicative ed efficaci, e non certo quello di eliminare le differenze qualitative, di omologare tutto in un magma indistinto di inutili superlativi.

Da queste brevi e semplici considerazioni risulta chiaro che la nozione di “contemporaneità” non va assunta in modo disinvolto e superficiale, proprio perché costituisce un nodo critico-culturale di una certa rilevanza. Sarebbe dunque opportuno utilizzare il termine “contemporaneo” con molta parsimonia e solo nel caso in cui sia ad esso sottesa una vera e propria ricerca sulla natura e sulla problematicità del presente che stiamo vivendo e non certo un estemporaneo tentativo di aggiornamento (magari ancor più provincializzante) né tanto meno la solita mostra in cui il titolo magniloquente è inversamente proporzionale alla significanza delle opere.

Bene allora hanno fatto gli organizzatori di questa rassegna di Cervignano a proporre, fin dal titolo, denotativo e per nulla retorico, una ricognizione a 360° gradi che evita i tranelli di cui sopra e pare fatta a posta per dire “noi crediamo fermamente nella necessità di un’autentica attenzione al presente”. A qualcuno, non molto avveduto o abituato all’enfasi dei grandi eventi, tutto questo sembrerà troppo poco: e invece è molto, proprio perché dietro ci sono volontà, coraggio e determinazione, più che mai necessari nel campo del “contemporaneo” in un paese come il nostro, per molti motivi non certo attento alla cultura del presente. E poi c’è anche pensiero critico, non indotto subdolamente per aderire ad ogni costo ad un tema, quanto piuttosto espresso per via indiretta, nella scelta degli artisti e nel conseguente carattere delle opere. Si consideri come in realtà questa rassegna ci proponga, brano dopo brano, una quanto mai utile riflessione sull’immagine dell’uomo, sull’emergere e il disparire del concetto stesso di figura, sulla possibilità di elaborare oggi una rappresentazione di sé magari attraverso la mediazione dell’altro da sé. In fondo basterà ciò per aver chiaro che questa ricognizione artistica ha a che fare davvero con qualcosa che noi possiamo definire a buon diritto “contemporaneo”.  

 

(novembre 2004)

 

 

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dal catalogo “ o4.o5 rassegna di arte contemporanea ”