CESARE MOCCHIUTTI
Racconti notturni: storie di animali, storie di uomini 
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LUOGO ESPOSITIVO: Centro Civico, Cervignano del Friul
PERIODO: dal 16 dicembre 2007 al 6 gennaio 2008




PRESENTAZIONE:


Cervignano del Friuli in questo percorso attento alla valorizzazione degli artisti legati al territorio, ospita quest’anno una mostra del maestro Cesare Mocchiutti. L’esposizione vuole essere un omaggio all’artista Cesare Mocchiutti, mancato due anni fa, all’età di 89 anni, e considerato tra i più importanti artisti della nostra regione. La mostra, dal suggestivo sottotilo “Racconti notturni: storie di animali, storie di uomini”, comprenderà opere appartenenti alla famiglia dell’artista e a collezionisti privati offrendo una carrellata tra i soggetti e i linguaggi adottati da Mocchiutti  attraverso i temi cari al maestro - il mondo contadino, i riti sacri e profani della tradizione popolare - ripercorrendo la sua interpretazione visiva della friulanità, il suo impegno civile a sostegno dei più deboli, le sue emozioni fissate in uno sguardo rivolto sempre con originalità espressiva e formale agli elementi della natura, alle piante, agli animali.


L’esposizione si terrà negli ampi locali del Centro Civico, interamente destinati e riservati all’evento, e
accoglie 24 dipinti, alcuni di grandi dimensioni, e 6 grafiche.

 

Durante l’intera esposizione sarà proiettato il video “Cesare Mocchiutti” del 2006, con la regia di Giancarlo Doliach.

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DAL CATALOGO:

Ma sopra ogni altra considerazione e d’ingegno e d’arte è lo avere dipinto la notte1). Così il Vasari, nella vita di Piero della Francesca diceva la fascinazione su di lui esercitata da quel “Sogno di Costantino”, che con ardimento proponeva forse per la prima volta nella storia dell’arte italiana una pittura notturna.
L’ardimento consisteva proprio nel dipingere ciò che non è dato dall’occhio di vedere: un sogno anzitutto, e quanto avvolto dalla tenebra e transitoriamente perduto alla dimensione finita della percezione umana. 
Sono passati quasi cinque secoli da allora, eppure è ancora stupore il nostro, di fronte all’odierno ardimento di una rappresentazione che nei soggetti e nei modi dice la volontà di dare immagine a ciò che non è dato fisicamente di vedere. Fuori certo da ogni alta disquisizione teologica o filosofica in merito all’antinomia luce-tenebra, rimane in noi la meraviglia per una rappresentazione che sostanzia ciò che non è, coinvolgendo in questo una sensorialità che valica ogni aspetto legato al limite delle nostre certezze.
Ma come nel “sogno” pierfrancescano, la tenebra di cui andiamo a dire non è semplice “mancanza di luce”. E l’incontro con l’opera di Cesare Mocchiutti comprova non già una privazione, una “assenza”, ma una dimensione attiva, capace di accadimenti intensi e straordinari, che fuori dalla logica diurna, dalla evidenza e chiarezza dimostrativa di ciò che avviene “alla luce del sole”, agisce sui viventi e sulle cose trasfigurandone gli elementi in una nuova, magica e inafferrabile analogia della visione e del pensiero.

E’ al buio che Mocchiutti affida gran parte della sua pittura. Sono le tenebre il suo grande alleato nel dispiegare quella narrazione evocativa e arcana che giunge a noi sospesa in una dimensione misteriosa. E’ nell’oscurità che prendono vita i suoi personaggi, forse sognati, dice Tito Maniacco
2), come in una lotta notturna Giacobbe fece con l’Angelo; o forse emersi da una memoria lontana, che sostanzia le immagini in bagliori improvvisi, capaci di esprimere il senso remoto di un tempo, di un luogo, di mondo sul filo dell’oblio. Certo sono le tenebre il topos dall’artista prediletto, ove gli accadimenti sconfinano nel sogno, percorrono i labirinti di una memoria lontana per farsi immaginario di luoghi e genti così da acquistare nuova consistenza e verità.
Non è trascurabile il fatto che la raccolta di frammenti e racconti 3) che Cesare Mocchiutti ebbe a scrivere nel 2003-2004, siano la più parte ambientati nell’oscurità.
Portano titoli come Una notte di plenilunio, Le abbuffate davanti al fogolar, L’incubo, Una notte senza luna, per dire con fermezza l’influenza e la suggestione dettata dalla dimensione notturna. E’ inoltre significativo che Elio Bartolini, nel dedicare all’artista e al suo bracconiere un racconto 4), abbia avviato la vicenda al calar della sera, lasciando che trovasse il suo svolgimento nell’arco della notte e il suo compimento all’alba, così da nutrire la narrazione di ombre disegnate al suolo da quella luna “splendente tra squarci di nubi” 5), che sovente troviamo silenziosa nella pittura di Cesare Mocchiutti.

Sono Bracconieri, Benandanti, Streghe e Uccellatori ad abitare le notti di Cesare Mocchiutti. Avvolti dalla tenebra giganteggiano al chiarore lunare, ai bagliori di fuochi e falò. Signori della memoria, dei sogni, dell’arcano, sono i protagonisti di una mitologia che trasforma il sembiante in icona sacrale e il gesto quotidiano in fare sapienziale e sciamanico, denso di magia e sortilegio. La loro rievocazione rimanda a un mondo in cui ciò che ora appare proprio del magico e del fiabesco era un tempo presenza autentica in un reale popolato di bracconieri, benandanti, cantastorie e altri personaggi della notte, che insieme a un universo naturale stupefacente e misterioso costituivano elemento primo su cui regolare la prima infantile decifrazione del mondo da parte del pittore. Insieme concorrono oggi a definire quella narrazione pittorica ampia, dal carattere popolare, che si nutre nel suo articolarsi di momenti espressivi intensi e dal carattere fortemente affabulatorio.

Si dispiega allora la pittura di Mocchiutti come un unico grande affresco, in cui elementi propri di una espressività minuta concorrono al concitato degli accadimenti quotidiani, mentre figure solenni trattengono nella sacralità dei gesti e delle pose, la maestosità dei grandi protagonisti.
La forma complessiva di questa pittura della notte si accosta strutturalmente alle grandi forme di rappresentazione. Come in un recitativo o in una predella, alle storie di uomini e animali è affidata la conduzione narrativa.  Ai grandi personaggi della tenebra spetta la fissità della pala o l’approfondimento espressivo proprio della chiusa forma dell’aria.
Ma più semplicemente sarà opportuno parlare, in questa pittura di Cesare Mocchiutti, di racconti notturni che, nella fedeltà a una storia complessiva, ancora ci portano a guardare, a sognare, a raccontare di storie di uomini, di luoghi, animali e cose. 

Francesca Agostinelli
novembre 2007  

 

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1)
cfr. Giorgio Vasari, Le vite de’più eccellenti architetti, pittori et scultori italiani, da Cimabue insino a’tempi nostri, Firenze 1550;
2) cfr. Tito Maniacco, Mocchiutti o il sogno della pittura, in AA.VV, Il Bracconiere, il suo mondo, il suo tempo, cat. mostra presso  Galleria d’Arte Moderna Enrico De Cillia, Treppo Carnico 2007;
3) Cesare Mocchiutti, Il Bracconiere, il suo mondo il suo tempo, vol.° 31 della collana “Le carte nascoste” diretta da Federico Santini, ed. Campanotto, Pasian di Prato (Ud), 2004;
4) Elio Bartolini, Bracconiere all’alba, racconto pubblicato nella cartella “Elio Bartolini per Cesare Mocchiutti”, a cura dell’Associazione Culturale Anfora di Terzo di Aquileia, Udine 2001;